Wilma. 46 anni, nicaraguense. A El Ostional si respira un’aria particolare [#primaparte]. Basta camminare qualche minuto per le strade sterrate di questo paesino – più giù di San Juan del Sur, ovvero alla frontiera con il Costa Rica – per notare come la maggior parte delle attività, praticamente tutte, siano gestite da donne: ostelli, comedores, pulperias. Perfino al banchetto di carne asada della piazzetta è un uomo che cuoce la carne, mentre sua moglie prende gli ordini e gestisce el dinerito. All’Hospedaje El Jicaro mi accoglie Doña Auxiliadoria, cugina di Doña Wilma, e altre tre donne e due bambine, tutte imparentate tra loro e tutte belle rilassate sulle sedie a dondolo, sotto l’ampia veranda: mi danno la bienvenida per poi continuare a parlare e a mangiucchiare quesadillas. Durante tutti i giorni che mi fermerò a El Ostional, avrò sempre intorno queste donne meravigliose, indaffarate tra una encomienda e una telenovela, tra un chisme e i vari fornelli pieni di ollas. Quando finalmente si presenta Doña Wilma, mi racconta come è nato l’ostello: 14 anni fa era una casa di legno, tipica del Nicaragua, dove viveva con i suoi genitori e i suoi 8 fratelli. Poi, grazie alla vendita di un terreno, sono arrivati i soldi per una ristrutturazione completa della casa ed è stata creata la struttura in mattoni che oggi ospita l’ostello. Ma la mamà di Wilma non ce la faceva proprio a vivere nella nuova casa e preferì restare nella casita di madera temporanea, costruita durante i lavori, con il pavimento in terra e le sue galline e il suo chancho (maiale) e il suo patio. Ben presto la nuova casa rimase disabitata, ma tre anni fa, grazie al “Proyecto Ellas” della ong Paso Pacifico, la casa in mattoni di Doña Wilma divenne quello che oggi è l’Hospedaje El Jicaro, che prende il nome dal vecchissimo albero che domina il giardino.

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